E dopo Pippo vorrei raccontarvi di Sveva.
Parecchi bambini hanno degli amici immaginari.
Noi abbiamo iniziato con due cavallini, uno rosso e uno blu che un giorno ci hanno seguite fino a casa e sono rimasti con noi per qualche mese, prediligevano il nostro divano per fare la nanna e andavano matti per le passeggiate.
Poi un giorno è arrivata Sveva, una bambina piccola. Solo che non è propriamente un’amica immaginaria….. è una figlia immaginaria.
La tua.
Quindi è la mia nipote immaginaria perché, ça va sans dire, io sono sua nonna.
Bisogna prendersi cura di Sveva proprio come se fosse una bambina in carne ed ossa, le diamo da mangiare, la laviamo, la cambiamo, la vestiamo e la portiamo al parco. Qualche volta dobbiamo chiamare la dottoressa perché ha la febbre alta e una volta ha pure “gomitato” e mi è toccato tenerle la fronte. Per non parlare poi di quando le ho dovuto insegnare a camminare : pomeriggi interi piegata a 90 gradi tenendo manine invisibili di invisibili nipoti, passetto dopo passetto con Alice emozionata che faceva il tifo per sua figlia che muoveva i primi passi.
Poi Sveva la devo anche coccolare e sbaciucchiare e quando poi finisco per sbaciucchiare Alice lei mi riprende dicendo che poi Sveva ci rimane male.
Dopo l’estate, che è sempre uno spartiacque, sia Pippo che Sveva sono finiti nel dimenticatoio e se devo essere sincera un po’ mi mancano…
Che dolcezza infinita questo post! Mio figlio aveva un amico immaginario, ma nulla di così poetico, pensa che si chiamava “Lavoratore”, ma si può? Bellissima questa storia, e tu nonna. Chissà se arriveranno altri amichetti…
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